Invece il cento c'è

 

Rieccoci qui amici 🧡
Dopo la pausa di carnevale, ricominciamo con le nostre regolari attività.
Vi proponiamo questa sera una poesia di Loris Malaguzzi, sulle straordinarie potenzialità dei nostri bambini.
Il bambino, come essere umano, possiede cento linguaggi: cento modi di pensare, esprimersi, capire, incontrare l’altro attraverso un pensiero che intreccia e non separa le dimensioni dell’esperienza. I cento linguaggi sono metafora delle potenzialità straordinarie dei bambini, dei processi conoscitivi e creativi, delle forme molteplici con cui la vita si manifesta e la conoscenza viene costruita (Reggio Emilia Approach).
Il nostro compito è valorizzarle tutte, con pari dignità, perché uniche e irripetibili ✨

INVECE IL CENTO C'È

Il bambino

è fatto di cento.


Il bambino ha 

cento lingue

cento mani

cento pensieri

cento modi di pensare

di giocare e di parlare

cento sempre cento

modi di ascoltare

di stupire di amare

cento allegrie

per cantare e capire

cento mondi

da scoprire

cento mondi

da inventare

cento mondi 

da sognare.

Il bambino ha

cento lingue

(e poi cento cento cento)

ma gliene rubano novantanove.

La scuola e la cultura 

gli separano la testa dal corpo.

Gli dicono:

di pensare senza mani

di fare senza testa

di ascoltare e di non parlare

di capire senza allegrie

di amare e di stupirsi

solo a Pasqua e a Natale.

Gli dicono:

di scoprire il mondo che già c’è

e di cento

gliene rubano novantanove.

Gli dicono:

che il gioco e il lavoro

la realtà e la fantasia

la scienza e l’immaginazione

il cielo e la terra

la ragione e il sogno

sono cose

che non stanno insieme.

 

Gli dicono insomma

che il cento non c’è.

Il bambino dice:

invece il cento c’è.

 

Loris Malaguzzi